Delle nuove e vecche cotte
Delle nuove e vecche cotte ne potrei contare a frotte,
e potresti fare a botte quando trovi chi ti sfotte,
chè convinto siano scotte quando ormai si sono rotte,
quando ormai lei se ne fotte, sei soltanto un'altra notte.
Dall'alto d'uno spalto guardi un cielo blu cobalto,
e pensi e con i sensi speri invano si riaddensi
l'istante più straziante per la gioia straripante
per lo straccio d'un abbraccio che ti strizza come un laccio.
E preme e ti spreme mentre tutto il corpo freme,
s'avvinghia quella cinghia mentre il cuore già ti ringhia,
chè vuole e si duole per quel sopportar la mole
di serio desiderio che diviene deleterio
se tesa e troppo estesa l'attesa non è intesa.
Reconditi secondi con le dita condizioni,
da pianista la cui vista segue pista senza svista
di note pure e innate note solo a lui che annota
su una mente che potente su quei tasti si risente.
Così certi ricordi, come accordi che non scordi,
come scene dal cui seme puoi dar vita a nuova speme,
come vite rivissute con fragre eppure mute.