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Vilipendio al giullare

16.05.2013 04:02

Inetto reietto abietto,
di misero d’ossa sottili un mucchietto.

Tronfio gradasso superbo arrogante,
d’un fiume di frivole burle cantante.

Sciatto scialbo squallido tetro,
non degno di stare nemmeno sul retro.
Viscido vile vigliacco pauroso,
di subdoli inganni s’abbiglia orgoglioso.

 

Canta o giullare patetica storia,
si crede più vera se si fa baldoria.

Soffri o giullare di densa vergogna,
gemente in silenzio nel mondo che sogna.
Ridi o giullare, bastardo d’un cane,
dilettaci ancora con mosse più strane.

 

Crepa ora, lurida insulsa carogna,
vai dove solo ti porta una fogna.
Zitto, giullare, taci e stai fermo:
ora ti do il benvenuto all’inferno.

RAGAZZA DI OGGI

16.05.2013 03:54

Hai tutti gli appoggi
eppure ti struggi
per delle cazzate:
l'amore fallito,
il genio incompreso
uscito dai fogli
dei tuoi quattro libri.
Co' sta mezza laurea
cammini in un'aurea
d'altera sapienza
che pure ti tiene
a un metro da terra.
Mi guardi schifata
ché parlo il dialetto,
consideri l'umile
un misero ometto.
Le foto di feste,
festini e casini
le ammucchi al computer
e le mostri a tutti.
Ti credi complessa
sensibile e onesta
ma agli occhi d'un uomo
che ha visto la vita
con tutto il tuo trucco

non sei che una cessa.

Ti colan dal naso,
mia cara poppante,
fior fior di minchiate
ch'a dirsi son tante.
Non sei che lo scarto
di ciò che tua madre
con tante fatiche
a inizare dal parto
aveva sperato
di crescer con cura.
Eppure ,mischina,
la povera donna
con tutte le ore
che passa sgobbando,
la schiena calata
con gli occhi alla terra,
non può figurarsi
quel quadro completo

d'una figlia stronza
che passa i suoi giorni
a fingere impegno
tra i banchi d'un'aula
sognando scopate,
bevute e fumate
per sentirsi adulta,
vissuta e puttana.

L'uomo d'istinto

16.05.2013 03:47

Incede sicuro e distinto
lo sguardo distante
il volto disteso
dagli altri distolto
ti sembra distratto
ti pare distrutto
lo credi disfatto.

Quando invero è distaccato
certe volte disgustato
dentro un mondo dissipato
che lo ha visto disperato
e il suo cuore ha dissacrato
e non l’ha mai discolpato

di esser disposto
a stare discosto
a viver distorto
soffrendo discreto

E così l’han disossato
pezzo pezzo dislocato
dentro un quadro disegnato
d’un terreno dissodato
d’ogni bello disadorno
dal sentiero discontinuo

Se ne sta disonorato
se ne va diseredato
d’ogni bene dissanguato
non gli resta che l’istinto.

Lipari in catene

16.05.2013 03:45

Su quest’isola puttana
dove prezzan rocce e sole
ci s’immola anche la prole
sull’altar di Filigrana.


Giace Flora calpestata
dai calzati curiosanti
che si specchiano ridenti
nel suo sfondo sfigurata.

Come cane qui s’ingozza
il padrone delle cose,
della misera fatica
delle braccia più operose
egli fa ricchezza antica
finché in gola gli si strozza.

La sete degli occhi

16.05.2013 03:42

Tra i lapilli di pensieri
come pioggia sulla mente,
tra le fiamme che modellano
i sentieri telepatici,
come un falco che analizza
fino all'ultimo secondo
triste preda moritura
per l'artiglio furibondo,
gli occhi miei come guerrieri
vanno incontro ad ogni gente,
senza sosta rifocillano
quegli slanci tra i più estatici
senza i quali anche il migliore si schiavizza.

Trinacria

16.05.2013 03:41

Mi 'mbriacu c'u profumu di stu mari,
mi rivotu supra o' lettu di sti petri
mentri 'u zucu di 'n arancia mi rifrisca.

Vaddu u suli chi ora nesci pi' baciari,
ti cunsigghia c'a so' fozza comu o'n patri,
comu 'a fimmina t'alliscia e poi ti mmisca.

Passa accantu un picciriddu rantu rantu.
siccu siccu pari 'a iatta d'a cummari,
è chiù niru d'un tizzuni e javi l'occhi d'un liuni.

I due amici discordi

16.05.2013 03:29

Per quanto pocco sappia della vita
non m’interessa affatto il tuo consiglio.
agli anni tuoi non debbo alcun rispetto,
seppure i miei si contan tra le dita.

Dell’esperienza tua, la tua saggezza:
di un’era planetaria sono figlio;
gli errori miei li vanto al tuo cospetto,
con la fierezza della giovinezza.

Se credi d’incantarmi e sei convinto
che con le tue parole avrai ragione,
io quella allor ti lascio, caro vecchio,
e senza più ascoltarti già ti ho vinto.

Con le mie scuole e tutta st’istruzione,
puoi rivoltare tutto l’argomento,
ché da mercante sempre farò orecchio,
ché la logica mia è l’informazione.

E tu che sei di mia generazione
e ancor del suo ciarlare sei invaghito:
rivolgiti al futuro, ancora hai il tempo,
e lascialo alla sua argomentazione.”

“O serio adulator dell’egoismo,
chi sei tu per puntare quel tuo dito!?
Offendi il vecchio e d’ira io divampo!
Non render la tua fede un fanatismo.

Di volte dieci ho visto la tua vita
seppur le primavere sono pari
e quindi parlo anch’io di te più saggio:
la strada dei tuoi errori non ha uscita.

I giorni di tristezza sono amari
per chi seguì sentiero sì tortuoso
e rese indifferenza il suo coraggio
lasciando dietro i passi affranti cuori.

Ma se rispondi: è mia la scelta, mia la vita!
non posso che risponderti:  Fa’ pure.
La lotta col mio cuore è già finita:
divideremo il prezzo da pagare.

Guerra d'ogni giorno

16.05.2013 03:26

Sorge un sole spento dentro il mezzo della notte
il fuoco dei suoi raggi si prepara a sconfinare
raggela ancora un poco quelle terre già corrotte
ma l’orma d’ogni passo ancora riesco a rinnovare
guardando quell’inchiostro su ogni dove dilagare
e come quella schiera sanguinaria accorre a frotte
sensazionali forse sento il corpo concentrare
per affrontar di petto ancora un giorno quelle lotte
di libertà felicità “Vittoria!” infine urlare.

Famiglia distratta

16.05.2013 03:24

Tra i mali il peggiore l’indifferenza
Serpeggia nell’ombra dell’egoismo
Del cuore cariato d’un uomo distratto.
Il putrido olezzo di lacera carne
Scoperchia l’orrore della sua essenza:
Nutrito da ipocrita vittimismo
Si scioglie sconfitto dal nobile patto,
Quel padre d’un figlio non sa più che farne.
Consuma crudele la fiamma d’un’ira
I miseri ceppi d’intenso legame
Nell’anima oppressa d’un uomo nascente
Appena iniziato ai misteri del male.
Anela alla forza del vento che spira.
Potente prigione dell’impotenza
Di fronte ai tentacoli della fame
Che tana ne ha fatto una madre demente
Salvezza non resta se non la distanza.

Davanti al blu

16.05.2013 03:20

Oh Mare mia, mia Mare !
con l’onda tua l’anima mia cospargi.

Amante eterna, antica madre,
il servo tuo si prostra per pregare:
che i tuoi respiri caldi di Scirocco
disciolgano le pene nel mio cuore.

Oh Mare mia, mia Mare !
La forza tua mi scorra nelle vene.

Fedele amica, dea potente,
ti supplica il più misero tuo figlio:
che le maree che cullano la Terra
divengano rifugio del mio Amore.

Oh Mare mia, mia Mare !
l’abisso del tuo ventre mi protegga.

Donna celeste, pura ed immortale,
a te un amante viene ad implorare:
di tenerezza sete più non l’arda,
che dolce sia l’abbraccio in cui dormire,
di donna sul cui seno riposare,
che tempo non sia tempo e lì morire.

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